WMesh: sotto il mare di Riccione i pesci fanno Ciao
Proponiamo il testo dell'articolo apparso sulla rivista Gente circa le Barriere WMesh ed il loro impatto positivo sull'ecosistema Ambientale.
In questo approfondimento proponiamo il testo dell'articolo apparso sulla rivista Gente riguardo alle Barriere WMesh.
I blocchi messi sul fondo a pochi metri dalla battigia per impedirne l'erosione sono diventati un ecosistema abitato da specie rare, variopinte: la vita dà spettacolo.
Sotto sotto, un mare nascosto. Si chiama così il progetto che ha portato alla luce, mostrandole al pubblico con una esposizione fotografica, le meraviglie sommerse di Riccione. In realtà, però, non bisogna andare molto "sotto", né tanto lontano dalla spiaggia che incornicia la "perla verde dell'Adriatico" per scoprire l'oasi sottomarina di cui parliamo, a una profondità che va dai 3,5 metri ad appena 70 cm, e a soli 300 metri dalla battigia. Una lunga barriera sommersa creata dall'uomo come rimedio contro l'erosione delle spiagge che si è trasformata, con grande sorpresa, in un habitat stupefacente.
«L'erosione della spiaggia qui è da sempre un problema, le correnti formano una sorta di "nastro trasportatore" che sposta la sabbia sempre più a Nord. Nel corso degli anni, i comuni a Sud di Riccione hanno realizzato delle barriere di scogli che tagliano il flusso della corrente, ma questo ha peggiorato la nostra situazione. Noi però ci siamo opposti immediatamente a queste barriere, che hanno un enorme impatto visivo. Così, dal 1983, il Comune ha cominciato a sperimentare una barriera soffolta fatta di sacchi di sabbia messi sul fondo», spiega Renato Santi, fotografo e videomaker subacqueo dell'associazione Blennius, nata nel 2015 per l'esplorazione e la salvaguardia dell'ecosistema venutosi a creare sulle barriere frangiflutti.
«Quando mostrai le prime immagini, documentando una ventina di specie da fondali rocciosi che qui da noi non si erano mai viste, non ci credeva nessuno», racconta.
Dopo piccole "rettifiche" l'esperimento si è rivelato efficace per impedire lo "svuotamento” della spiaggia ed è andato avanti con nuovi posizionamenti di sacchi a diverse distanze dalla riva. Poi, nel 2017 e nel 2019, con un progetto coordinato dall'Università di Bologna, si è cominciato a sperimentare i moduli Wmesh, grandi blocchi di cemento ecocompatibile di 6x3 metri, strutturati in modo da creare una grande "rete" che permette il deflusso dell'acqua, favorendo l'ossigenazione del fondale.
Tali moduli forati sono molto adatti a dare rifugio alle specie marine. In aggiunta, sono state posizionate anche delle Reef Ball, una sorta di grandi campane traforate. Gli ultimi elementi sono stati posizionati l'11 marzo, appena prima del lockdown. Allora l'assessore al demanio Andrea Dionigi Palazzi dichiarò: «Queste opere aiutano anche il ripopolamento della fauna marina e la tutela dell'ambiente in generale. La barriera è quasi diventata un'oasi artificiale abitata da diverse specie di flora e fauna».
Intanto, il modello Riccione è stato citato persino ad un convegno alle Hawai, ma la più grande sopresa è arrivata alla fine del lockdown, quando è stata avvistata una fimbria (Tethys fimbria), insolito mollusco grande 30 cm, segnalato nel 1600 come "satiro marino" nella Laguna Veneta, che normalmente vive in profondità. «L'11 giugno, finalmente, sono riuscito a tornare in mare e non lo dimenticherò», racconta ancora Santi. «Sotto il "moscone" (la barchetta tipica) c'era una dibranco (un ordine di molluschi) a soli tre metri di profondità non ho creduto ai miei occhi. L'ho riconosciuto perché era tra i miei sogni, ma non l'avevo mai visto prima, né mi sarei aspettato di trovarlo qui. Ho acceso la telecamera, si è sollevato dal fondo e ha cominciato a "volare", esibendosi nella sua danza, come una ballerina. Ho provato la stessa emozione di quando ho visto per la prima volta lo squalo tigre!».
Molti gli incontri speciali di Santi, nel corso degli anni, ad esempio con il riccio di sabbia, che al posto degli aculei ha morbide setole, e che normalmente vive nascosto.
«Quello che più stupisce nuotando qui, però, è la sensazione di sentirsi avvolti da branchi di pesci come accade ai tropici. Ci sono saraghi, boghe e suri, e anche le enormi meduse barile (Rhizostoma pulmo, una specie leggermente urticante), che possono raggiungere i 10 kg di peso, sono un avvistamento frequente. Sulla barriera c'è un pullulare di bavose, o Blennius, le specie che hanno dato il nome alla nostra associazione, e tanti baby pesci, perché i blocchi funzionano da nursery».
Non rimane che attrezzarsi di maschera e boccaglio.